Delega Cognitiva
05
Set

Delega cognitiva e intelligenza artificiale: una nuova forma di totemismo?

La delega cognitiva è un fenomeno profondamente radicato nella psicologia umana, che emerge quando le persone scelgono di trasferire la responsabilità delle proprie decisioni a un’entità esterna, sia essa un’autorità, una divinità o, in tempi moderni, un algoritmo di intelligenza artificiale. La storia dell’umanità è costellata di esempi che mostrano come le persone abbiano cercato di evitare il peso della scelta individuale e delle conseguenze che ne derivano. Dal totemismo nelle società tradizionali, alla tendenza contemporanea di affidarsi alle tecnologie, la delega cognitiva assume diverse forme, ma il suo nucleo rimane lo stesso: un tentativo di trovare sicurezza e stabilità in un mondo complesso e imprevedibile. 

Questo concetto può essere osservato in molteplici contesti. Nelle società arcaiche, il totem rappresentava un’entità sacra, un simbolo potente che guidava le scelte degli individui e delle comunità. L’antropologo Claude Lévi-Strauss ha evidenziato come il totemismo fosse una risposta alla necessità umana di dare un ordine al caos, di trovare un sistema di credenze condiviso che potesse orientare le decisioni. In questo senso, il totem forniva una guida spirituale e sociale, sollevando gli individui dalla responsabilità di agire unicamente secondo la propria volontà. 

In tempi più recenti, il sociologo Stanley Milgram ha dimostrato attraverso i suoi celebri esperimenti degli anni ’60 come gli individui siano inclini a delegare le proprie scelte quando confrontati con un’autorità. Nei suoi studi, i partecipanti, pur consapevoli delle potenziali conseguenze delle loro azioni, continuavano a somministrare scosse elettriche (finte, ma percepite come reali) a un’altra persona, seguendo le istruzioni di un’autorità esterna. Questo ha messo in luce come la delega cognitiva possa emergere non solo in relazione a entità soprannaturali o simboliche, ma anche nei confronti di figure socialmente riconosciute come detentrici del potere. 

Oltre all’obbedienza all’autorità, un altro fenomeno legato alla delega cognitiva è quello della diffusione della responsabilità. Gli studi di John Darley e Bibb Latané hanno dimostrato che la presenza di altre persone in una situazione critica può ridurre la percezione di responsabilità personale, portando a una minore probabilità di intervento. Il caso di Kitty Genovese, uccisa nel 1964 mentre numerosi testimoni non sono intervenuti, è spesso citato come esempio emblematico di questo fenomeno (fece coniare inoltre i termini del fenomeno psicologico noto come “effetto spettatore”, “complesso del cattivo samaritano” o anche “sindrome Genovese”). Quando più individui sono presenti, la tendenza è quella di aspettarsi che qualcun altro agisca, il che porta a una diluizione della responsabilità individuale. Questo meccanismo psicologico rappresenta un’altra forma di delega, in cui le persone si affidano agli altri per prendere decisioni in situazioni di emergenza. 

 

Oggi, la delega cognitiva assume nuove forme, particolarmente evidenti nell’era digitale. L’intelligenza artificiale (AI) si sta affermando come una nuova entità a cui delegare scelte complesse, spesso presentandosi come un oracolo tecnologico capace di fornire risposte a questioni che superano le capacità cognitive umane. In settori come la finanza, la medicina e la gestione dei dati, l’AI viene utilizzata per elaborare grandi quantità di informazioni e proporre soluzioni basate su algoritmi sempre più sofisticati. Tuttavia, la delega delle decisioni a sistemi algoritmici solleva importanti questioni etiche e filosofiche. 

L’antropologa Sherry Turkle, nel suo libro “Alone Together”, avverte dei pericoli insiti nella tendenza a personificare l’intelligenza artificiale, affidandosi ciecamente alle sue indicazioni. L’AI, nonostante i suoi straordinari progressi, non possiede la capacità di comprendere appieno il contesto emotivo, sociale ed etico in cui le decisioni umane si inseriscono. Gli algoritmi, infatti, riflettono inevitabilmente i pregiudizi e le limitazioni dei dati su cui sono addestrati, rischiando così di perpetuare discriminazioni o distorsioni nella realtà. 

Il problema della delega cognitiva nell’era digitale si manifesta anche nella fiducia riposta nelle tecnologie che usiamo quotidianamente. Basti pensare agli assistenti vocali, alle app di navigazione o agli strumenti di raccomandazione utilizzati per prendere decisioni di acquisto. La delega cognitiva in questo caso si esprime nella dipendenza sempre crescente da dispositivi tecnologici che, pur essendo estremamente utili, rischiano di ridurre l’autonomia decisionale degli individui. Questa tendenza a lasciare che siano i dispositivi a fare scelte per noi è indice di un cambiamento culturale profondo, in cui la fiducia nell’intelligenza artificiale sta assumendo una posizione di centralità nel processo decisionale quotidiano. 

Dal punto di vista etico, uno degli aspetti più problematici della delega cognitiva è la possibilità di deresponsabilizzazione individuale. Quando ci affidiamo all’AI per prendere decisioni, corriamo il rischio di evitare il peso della responsabilità morale e sociale delle nostre azioni. Se un sistema di AI commette un errore, chi ne è responsabile? La domanda diventa particolarmente acuta in contesti come la medicina, dove l’utilizzo di algoritmi per diagnosticare malattie o suggerire trattamenti può avere conseguenze gravi per la vita dei pazienti. 

  

Inoltre, la delega cognitiva non riguarda solo le scelte individuali, ma può avere ripercussioni significative anche a livello collettivo. L’uso diffuso di tecnologie AI nelle decisioni politiche, economiche e sociali solleva interrogativi sul futuro della responsabilità umana. Se deleghiamo scelte cruciali a sistemi tecnologici, rischiamo di perdere il controllo su questioni che riguardano la nostra stessa esistenza. 

Un esempio significativo è l’uso dell’AI nelle elezioni politiche e nella gestione delle informazioni. Gli algoritmi che governano le piattaforme social possono influenzare l’opinione pubblica, manipolare i contenuti che vediamo e, di conseguenza, influenzare le nostre decisioni politiche. In questo senso, la delega cognitiva non è solo un fenomeno individuale, ma una questione che tocca la democrazia stessa. 

In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, è fondamentale che le persone mantengano una vigilanza critica, ricordando che la responsabilità ultima delle proprie azioni non può essere delegata a entità esterne, siano esse divine, autoritarie o algoritmiche.